Milano, mondo.

Nous, nous ne sommes pas toujours ici. Ou là

 

Mostra a cura di Giovanni Bai e Carolina Gozzini (Museoteo+, Milano)

[e Fabio Gambaro (Direttore Istituto Italiano di Cultura, Parigi)]

Istituto Italiano di Cultura, Rue de Varenne 50, Parigi

Inaugurazione giovedì 5 ottobre 2017-

 

«Maintenant, dans le petit salon, il reste ce qui reste quand il ne reste rien»: citando Georges Perec, Museo Teo nel 1990 iniziava il suo percorso creativo con una riflessione sullo spazio e la memoria, in una casa che sarebbe stata di lì a poco lasciata. Quello che resta quando non resta niente sono delle tracce, i segni dei quadri o dei mobili sulle pareti ormai vuote, così le nostre tracce restano sul territorio come risultato della creazione di una rete di relazioni creative. Le cose cambiano, le persone e anche il nome (Museoteo+), magari i tempi e i modi ma non l’essenza di una pratica le cui tracce permangono grazie anche alla rivista Museo Teo Artfanzine. Quelle pareti si riempirono di opere (e le stanze di centinaia di persone) e dopo poche ore tornarono al loro oblio: nasceva così il «museo del terzo millennio, senza sede e senza opere, itinerante e trasversale…» come ancora oggi ama definirsi. Non avendo uno spazio fisico dove esporre le opere e neppure per conservarle Museoteo+ è costretto (si costringe) a trovare ogni volta non solo uno spazio espositivo differente: autori e opere cambiano ogni volta, come i luoghi che ospitano – spesso per un solo giorno – le nostre iniziative. «Noi (non) siamo sempre qui … O lì»: Museoteo+ non sposta delle mostre, sposta tutto sé stesso, esplorando la realtà sociale con leggerezza e ironia per mezzo dell’arte contemporanea e dando così vita a un’opera collettiva in continua trasformazione, un modo di vita che contiene in sé le proprie istruzioni per l’uso.

Realtà soprattutto milanese, Museoteo+ ha operato in tutta Italia, ma si è spinto fino a Shanghai, San Francisco e Tokyo, ma sempre e comunque quello che interessa a Museoteo+ sono gli incontri,  le persone, le relazioni tra di loro e tra i luoghi; Museoteo+ arriva ora a Parigi, dove si propone di presentare il lavoro di artisti che svolgano sia un lavoro relazionale che identitario, che lascino cioè tracce riconoscibili, se non indelebili, di sé e del proprio operare, che parlino di viaggi, spostamenti e slittamenti e, soprattutto, di persone.

In questa logica Museoteo+ non si limita a portare l’esperienza del suo nucleo fondamentale e degli storici collaboratori, ma, cercando di far incontrare generazioni differenti, affianca dei giovani ad artisti di grande esperienza, tutti accomunati dal narrare storie di persone e di luoghi, oltre che dal viaggiare per il mondo e, ovviamente, dall’altissima qualità dei loro prodotti.

Nella mostra MILANO, MONDO, Museoteo+ presenta opere degli artisti storici Museoteo+: Giovanni Bai, Carolina Gozzini, Mario Tedeschi e Klaus Guldbrandsen (Milano), Véronique Champollion (che viaggia tra Antibes e Milano), Gea Casolaro (che vive tra Roma e Paris), e dei più giovani  Camilla Cerea (che vive tra Milano e New York)  e Lorenzo Barassi (che vive e lavora a Tokyo).

 

Milano, Mondo si inserisce nel programma di manifestazioni promosse dall’Istituto Italiano di Cultura di Parigi  dedicate alla città di Milano; una mostra che non parla di Milano, ma che parla del mondo visto da una città che ambisce a essere centro propulsivo della cultura mondiale. In mostra anche le copie della rivista Museo Teo Artfanzine, ma soprattutto la ricerca degli artisti che la animano, con alcuni lavori in parte già pubblicati dalla rivista o esposti in varie mostre e altri realizzati appositamente per l’Hôtel de Galliffet, sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. 

Molti degli artisti utilizzano il mezzo fotografico per una particolare e personale lettura del mondo, si tratti di persone, città o ambienti naturali siamo di fronte a una serie di immagini che ne mettono in rilievo l’anima più intima. Klaus Guldbrandsen, che indaga con reciproca pazienza il mondo vegetale, ci presenta una collezione di cortecce che ha molta più attinenza di quanto appaia con i ritratti eseguiti da Camilla Cerea nella metropolitana di New York: nella serie Thinking Underground gli inconsapevoli passeggeri della metropolitana di New York fissano il vuoto, metafora delle nostre alienazioni. Mario Tedeschi ha invece messo in posa tre famiglie italo-giapponesi e le ritrae proiettate in uno specchio, che filtra la realtà che ci restituisce. Lorenzo Barassi ci comunica attraverso particolari giocati sui minimi contrasti di colori e di luci e ombre la stratificazione delle strutture che si sfiorano e si sovrappongono in una metropoli come Tokyo, che rappresenta uno dei luoghi più stimolanti dove, a partire dal sistema di scrittura, la comunicazione visiva gioca un ruolo fondamentale, al punto da rischiare un’overdose di informazioni.

Il lavoro di Gea Casolaro, che vive tra Roma e Parigi ma ha lavorato in tutto il mondo, rappresenta la sintesi dell’indagine sul rapporto tra luoghi e persone: nella sua installazione video i dettagli e le situazioni che mettono in evidenza le relazioni tra immagini di città, esperienze e persone.

Carolina Gozzini ricostruisce la storia dell’Hotel de Gallifet attraverso una rielaborazione delle piante dell’edificio, ridisegnate e ricamate, che divengono decorazione dei tendaggi della sala espositiva, mentre Véronique Champollion ricostruisce plasticamente le opere presenti nell’edificio attraverso la realizzazione di bassorilievi che ne rileggono in modo creativo ed ironico le caratteristiche salienti. Giovanni Bai infine, realizza con tecniche elettroniche e digitali degli arazzi (tapisserie 2.0) che ritraggono il luogo che ospita la mostra e rendono omaggio sia ai musei che alla tradizione della rappresentazione tradizionale parigina. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

http://www.iicparigi.esteri.it/IIC_Parigi/it/istituto/la_sede/la-sede.html

MUSEOTEO+ è una associazione culturale no-profit per la diffusione dell’arte contemporanea. MUSEOTEO+ è un museo atipico in quanto non dispone né di una sede né di una collezione permanente, ma non per questo è un museo immaginario come nella concezione di Malraux, tantomeno un museo virtuale come lo si intende oggi. MUSEOTEO+ organizza mostre reali – anche se spesso della durata di una sola giornata o di pochi giorni –  materializzandosi in luoghi sempre differenti, a volte inusuali, a volte istituzionali, comunque sempre ai bordi del sistema ufficiale del mercato, nell’intento di riportare l’arte a una dimensione democratica e quotidiana. Nato nel 1990 MUSEO TEO ha in seguito mutato il suo nome ma non la sua vocazione culturale di promozione dell’arte contemporanea mediante le stesse modalità di un museo, inteso come luogo di esposizione, conservazione e catalogazione, ma senza una sede né una collezione: le sedi sono scelte di volta in volta e così le opere da esporre e gli artisti da invitare, per fornire nuova linfa a questa opera in continua trasformazione. La ricerca di sempre nuove sedi espositive costituisce anche una riappropriazione del territorio, alla luce dello slogan La città sono io, e del principio di Calvino secondo cui «Le città sono luoghi di scambio […] ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi».

Nel 1991 è iniziata la pubblicazione della rivista MUSEO TEO ARTFANZINE, autoprodotta e autofinanziata che raccoglie interventi originali di artisti e studiosi invitati a partecipare dalla redazione con periodicità indefinita e formato e grafica sempre differenti, costituendo così una componente fondamentale del progetto di MUSEOTEO+ come opera d'arte collettiva in continua trasformazione. Il progetto grafico è stato curato, tra gli altri, da Pitis, Menichelli, Buscalferri, Bologna, Ammannati, Moretto, Zingale; troppo lungo l’elenco delle collaborazioni, bastino Abramovic, Argan, Bazzichelli, Belpoliti, Casolaro, Di Bello, Levi, Gualdi, Mocellin, Paparoni, Pellegrini, Pinto, Porro, Spazio, Viale, Villani).

Sempre aperto a collaborazioni con enti, istituzioni, centri sociali, associazioni culturali (Arci, ATM, Art Mobil, Art Jonction, Barrios,  Biblioteca Mario Luzi di Ornago, Biennale de Paris, Biennale di Venezia, Bloom, Care Of, Comune di Cantù, Casa della Cultura di Milano, Grossetti Arte, Interzona, Ipso Facto, ISA Monza, Itsos Steiner, La Tinaia, Leoncavallo, Macao, Nuova Icona, OCA Officine Creative Ansaldo,  Orti Didattici, Out Off, Progetto Oreste, Provincia di Milano, SQOTT, Stampa Alternativa, Teatro Foce/Lugano, Trans Europe Halles, Triennale, Università Cattolica, Vegetali Ignoti, Viafarini, WWF) nell’ultimo anno MUSEOTEO+ ha intrapreso la collaborazione con Baubaus, che svolge un lavoro di ricerca esperienziale alla ricerca di «piani circolari di significante e significato» verso un diverso immaginario, perché,  come afferma il fisico Stephen Hawking, «esiste un universo dove la luna è di formaggio ed Elvis è vivo. Il nostro è solo uno degli universi possibili».

 

GIOVANNI BAI è nato nel 1952 a Milano: Sociologo e artista, editore, performer e organizzatore di eventi, si occupa di problemi della comunicazione e del funzionamento dei media. Nel 1990 fonda l'associazione culturale Museo Teo, "museo senza sede e senza opere", che pubblica la rivista "Museo Teo Artfanzine" con lo scopo di diffondere l'arte contemporanea. Bai intende la pra­tica artistica come momento di riflessione sull'arte e sui problemi della società, ma anche come momento ludico. La sua ricerca inizia con la manipolazione della fotografia e, dopo il primo soggiorno in Giappone, si dedica alla ricerca sulle possibilità creative del mezzo televisivo, mettendo a punto la tecnica della videopittura. Nel corso degli anni ha proseguito l’indagine sulla comunicazione, affiancando alla produzione di immagini che uniscano ricerca estetica e produzione di senso la pratica della scrittura e l’insegnamento. Ha insegnato Storia del pensiero sociologico (Università Statale, Milano), Sociologia (ISA Monza), Scienza della Comunicazione (ITSOS Steiner, Milano), Diritto dell’informazione (Università Milano Bicocca). Ha collaborato con quotidiani e riviste in Italia, Francia e Giappone,  è autore di Manuale per il giovane artista (Torino, 1996),  Immagini della società (Napoli, 2005),  Leggere la società (Napoli, 2012), mentre tra le opere collettive ricordiamo AaVv, Come spiegare a mia madre che quello che faccio serve a qualcosa? (Roma, 1998), N. Bobbio - N. Matteucci – G. Pasquino, Dizionario di politica (Torino, 2004), AaVv, Re/search Milano. Mappa di una città a pezzi (Milano, 2015)

 

LORENZO BARASSI è nato a Milano nel 1972 e vive a Tokyo dal 2008. Laureato in Fotografia all’Istituto Europeo di Design nel 1997, ha iniziato a lavorare come fotografo e videomaker. Attualmente dirige lo studio fotografico di Tokyo di YOOX.COM; ha collaborato con OYSTER.COM e TripAdvisor e si occupa di produzioni digitali per il brand Kay Me, Tokyo.

Ha collaborato con testate quali L’Espresso, Rolling Stone Italy, GQ Italy, GQ Japan, Metropolis, Time Out Tokyo, Lettera/Abitare, Kult, e con musicisti come Casino Royale, Subsonica, Africa Unite, Negrita, Howie B, Laurent Garnier, Sud Sound System, Royalize.

Soggetto privilegiato della sua ricerca estetica è la città di Tokyo, la sua comunicazione visiva e l’overdose di informazioni: prospettiva, volumi, simmetria e asimmetria, luce e colore.

 

GEA CASOLARO è nata a Roma nel 1965. Vive e lavora tra Roma e Parigi. La sua opera ventennale indaga attraverso la fotografia, il video e la scrittura, il nostro rapporto con le immagini, l’attualità, la società, la storia. La sua ricerca mira ad attivare un dialogo permanente tra le esperienze e le persone, per ampliare la capacità di analisi e di conoscenza della realtà attraverso i punti di vista altrui.

Nel 2009, Gea Casolaro è stata in residenza presso la Cité Internationale des Arts di Parigi per lavorare al suo progetto Still here sul rapporto tra cinema e vita quotidiana nella capitale francese, nel 2011, in occasione della LIV Biennale di Venezia, ha esposto presso l'Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo una serie di opere sul tema delle frontiere. Nel 2013 è stata in residenza presso l'Istituto Italiano di Cultura di Addis Abeba, in Etiopia realizzando un lavoro collettivo con un gruppo di studenti della Alle School of Fine Arts and Design dal titolo Sharing Gazes. Nello stesso anno ha realizzato due missioni fotografiche commissionate: la prima nel Principato di Monaco (il lavoro Forever Monte-Carlo è stato esposto presso The Forbes Galleries a New York) e la seconda in Lussemburgo al CNA Centre nationale de l'audiovisuel, dove ha realizzato un ritratto delle complesse sfaccettature del Paese attraverso una mostra di mail-art-relazionale, intitolata Send Me a Postcard. Nel 2015 è stata in residenza presso l’Istituto Italiano di Cultura di Lima per un progetto di arte partecipativa ispirato al lavoro del fotografo andino Martín Chambi, con un gruppo di studenti del Centro de la Imagen.

Nel 2016 vince il concorso del Comune di Casale Monferrato per la realizzazione di un monumento di arte pubblica per il “Parco Eternot” nato sul sito dove sorgeva la tristemente famosa fabbrica Eternit.

 

CAMILLA CEREA è nata a Milano nel 1988. Laureata in storia dell’Arte ha studiato fotografia presso l’Accademia del Teatro alla Scala e Photojournalism and Documentary Photography presso ICP International Center of Photography  di New York. Attualmente vive a new York dove è fotografa e foto editor presso National Audubon Society che si occupa della salvaguardia dell’ecosistema e della vita degli uccelli. Ha documentato progetti di conservazione negli USA, Bahamas, Belize e Mexico. Ha pubblicato i suoi lavori in testate come  Corriere della Sera, Audubon, la Repubblica, L’oeil de la photographie, Irish Theater and Time Out New York. Si interessa anche alla fotografia come strumento di educazione in generale. Nella sua ricerca lavora a progetti dove trovano un posto di rilievo il ritratto e la città intesa come luogo sospeso tra realtà e immaginazione.

 

CAROLINA GOZZINI è nata a Milano nel 1956. Laureata in architettura nel 1982, lavora a Milano come libera professionista occupandosi di progettazione, ristrutturazione e design. Ha collaborato con Brava Casa, Il Nuovo Cantiere e altre case editrici. Fonda nel 1979 il circolo Arci Laboratorio Danza e nel 1981 il Folk Club GABALO dove svolge attività di organizzazione di corsi, stage, spettacoli e concerti nell'ambito della danza e della musica tradizionale e contemporanea.  Organizza dall'80 all'84 la rassegna Milano d'Estate alla Cascina Monluè e altre manifestazioni culturali nella città. Nel campo del cinema ha lavorato con Bruno Bigoni, Monica Stambrini e Joan Collins.

Segue la formazione in psicologia somatica e autoregolazione bionergetica e consegue il master  presso IPSO, Istituto di Psicologia Somatica, diretto da Luciano Marchino, dove, nel 2004, si diploma counselor somatorelazionale.  Conduce da anni classi di esercizi di bioenergetica e attività di counseling.

In campo artistico collabora dal 1994 con Museo Teo e dal 1999 con Art Mobil, Antibes sia come artista che nell’organizzazione e nell’allestimento di mostre ed eventi artistici. Nel 1997 ha fatto parte della commissione di selezione della Biennale dei Giovani Artisti dell'Europa e del Mediterraneo.

Gli strumenti, le modalità creative, i materiali utilizzati sono di volta in volta suggeriti dalle suggestioni che la vita propone: dai materiali riciclati alla performance danzata, dal cibo alla parola, dalla creazione di oggetti alla fotografia, all’ikebana in un tono espressivo tra il gioco e la riflessione/meditazione.

 

KLAUS GULDBRANDSEN è nato a Milano nel 1951. Fotografo professionista freelance è laureato in agraria e si occupa prevalentemente di fotografia scientifica, tecnica e di ambiente. Ha insegnato Fotografia all’Umanitaria di Milano e all’Istituto Europeo del Design.

Le sue foto sono state pubblicate su grandi testate italiane come L’Espresso e Focus ed estere. Ha collaborato con enti come l’Istituto per la Protezione del Consumatore presso il Centro Comune di Ricerca di Ispra, è corrispondente dall’Italia per il Ministero degli Esteri danese. All’estero è rappresentato dall’agenzia Science Photo Library di Londra.

Il soggetto privilegiato della sua ricerca è il mondo vegetale, ma si dedica anche al ritratto degli esseri umani.

 

MARIO TEDESCHI, nato a Milano nel 1952, ha esperienza nell’ambito fotografico nella sua totalità da oltre 35 anni. Inizia la sua attività collaborando con Luciana Mulas per reportages e fotografie di scena di spettacoli teatrali e performance artistiche.

Documenta fotograficamente gli spazi del Teatro Dal Verme di Milano in occasione della sua riapertura. Ha collaborato con il PAC Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano per le mostre e i cataloghi dal 1998 al 2013. Collabora continuativamente con Gabi Scardi per la documentazione delle mostre temporanee allestite negli studi legali NCTM di Milano. Da oltre 10 anni documenta gli eventi di Milano per la Fondazione Edison. Collabora con La Repubblica  per reportage nel mondo del lavoro, con l’Espresso, Tempo Illustrato, Casaviva, l’Etichetta, Specchio de La Stampa, Riflessi di Trenitalia e Magazine de Il Corriere della Sera per rubriche, articoli e copertine. Realizza servizi fotografici per campagne pubblicitarie,  packaging e cataloghi per Peugeot, Seat, Hyundai, Kia, Bassetti, Metro e Grancasa.

È premiato dall'Art Director's Club per il libro Australia Puzzle, con le sue fotografie. Ha pubblicato la monografia Acciaio, il campione del riciclo per il Decennale del Consorzio Nazionale Acciaio.

 

VÉRONQUE CHAMPOLLION è nata a Valence nel 1957, vive e lavora ad Antibes. All’inizio degli anni Novanta fonda con Jean Claude Lemalin (1957-2009) l’associazione culturale e la rivista Art Mobil, dando vita alla cosiddetta Nouvelle École de Nice con gli artisti che fanno capo alla Galerie du Lundi, collaborando anche con Offerta Speciale di Torino e Museo Teo.

 

Nella sua attività di artista plastica racconta la storia dell’arte attraverso delle storie realizzate su supporti scartati dalla società dei consumi e dell’informazione, imballaggi, manifesti, giornali, tessuti, che divengono sculture in cartapesta. Con gli stessi materiali realizza la serie dedicata a Biancaneve e i sette nani, divenuti ormai centinaia, oggetto e soggetto di installazioni e performances che concorrono alla creazione di un mondo parallelo, nato dalla tensione di differenti aspetti della materialità: quello del modello, quello dei supporti e, infine, quello dell’opera.